Friday, April 10, 2009

Italiani e discendenti in America Latina

Racconterò una storia (vera). Sono entrato a far parte del movimento italiano nel 2004 quando, eletto al Com.It.Es Recife - Brasile, ne sono stato indicato presidente. Sono passati cinque anni appena, ma allora tutto era diverso. Quando si parlava dell'italiano all'estero, quello che veniva in mente erano gli italiani nati in Italia che per qualche motivo vivevano all'estero. I discendenti non venivano considerati, erano visti come opportunisti che volevano un passaporto europeo, e che neanche l'italiano parlavano. Erano pseudo-italiani. Ma fatto sta che una legge chiara determina che noi, i discendenti, parlando o non parlando l'italiano, siamo italiani. E tanti hanno esercitato il diritto di avere riconosciuta la loro cittadinanza italiana. Allora gli italiani con gran sorpresa hanno scoperto che la maggior parte degli italiani del Sudamerica erano discendenti di italiani e che tantissimi di loro non conoscevano l'idioma. E si sono dati da fare per cambiar la legge, introdurre restrizioni a questo diritto, il governo Prodi addirittura, ma era tardi, la legge c'era e buonanotte. La legge sulla cittadinanza e quella elettorale ci concedono di votare i nostri rappresentanti e sono appunto state create per quegli italiani che sono emigrati dopo la seconda guerra, e sono stati tantissimi, e le loro famiglie. Sicuramente, se il Parlamento italiano avesse la sfera di cristallo, se avesse immaginato cosa sarebbe oggi l'America Latina, questa legge sarebbe stata ben meno generosa e di certo non riguarderebbe pure gli italiani già integrati nei Paesi dove sono nati e tanto meno i discendenti di terza o quarta generazione. Però modifiche e restrizioni avrebbero a che fare con enormi difficoltà giuridiche.Racconto questa storia solo per dimostrare che saremo noi, i discendenti, a determinare il futuro in Sudamerica. Vogliamo soluzioni per le file della cittadinanza, vogliamo una rete consolare efficiente, vogliamo essere italiani di fatto, rispettati e riconosciuti come tali? Allora cosa dobbiamo fare? La domanda è fatta.

Salvador Scalia
presidente del Comites di Recife e presidente dell’Intercomites in Brasile

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